Un meme che mi è capitato in timeline dice che quando apri un account Linkedin sei felice; poi ti deprimi quando scopri che tutti i tuoi contatti sono CEO o founder di qualcosa. Tutti sui social tendono a mostrare le cose belle, le vittorie e ad oscurare invece le frustrazioni e le sconfitte.
In effetti è così anche nella vita: non racconti indistintamente a tutti quello che hai raggiunto o le insoddisfazioni che la tua vita genera: l’uno e le altre li riservi a coloro con cui hai una relazione più profonda. E “coloro con cui hai una relalazione più profonda” non corrisponde (nella vita reale) alla bacheca del profilo.
Sui social questo fenomeno è ancora più pronunciato: quando vai al supermercato o accompagni tua figlia in palestra assumi posture non lavorative e quelle relazioni normalmente non hanno a che fare con il tuo lavoro. La vita quotidiana è multidimensionale, mentre nei social giri con un cartello con su scritto quello che fai e quanto sei bravo, e su Linkedin potenzialmente ogni relazione ha ricadute lavorative (ammesso che sia davvero così).
Bisogna prendere atto della distorsione per abitare questi strumenti.
Primo, sono strumenti. Non è la vita reale, ed è difficile capire se quello che viene dichiarato è più o meno vicino alla realtà
Secondo, anche ammesso che tutti quelli con cui sei collegato fossero realmente più bravi di te, e avessero avuto più successi di te, beh, ottimo: vuol dire che hai tanto da imparare da quelli che hai intorno. Se fosse davvero così, sei a cavallo