Più volte in questo videolog ho segnalato il problema, del quale in pratica si occupa una sola associazione professionale, l’Apei, del riconoscimento del “doppio educatore” come problema, con la possibilità di individuare soluzioni adeguate.
Due parole per introdurre il problema: un decreto ministeriale del Ministero della Sanità (il decreto Bindi del 1998) ha introdotto, dopo un decennio di formazione dell’educatore da parte delle facoltà di scienze della formazione, un professionista che ha l’esclusiva nell’attività in sanità in ambito educativo, l’edcuatore professionale formato dalle facoltà di medicina, classe di laurea SNT2.
Questo fatto ha generato un “piano inclinato” per cui, dal 1998 ad oggi abbiamo pesantemente perso posizioni lavorative, professionali e sociali in quanto laureati in scienze dell’educazione, invero non soltanto nel mondo della sanità, ma anche nel mondo del sociale. Anche perchè se non bastasse subiamo la concorrenza professionale degli psicologi e degli operatori non laureati.
In questo quadro io mi aspetterei una presa di posizione chiara del mondo dell’università, che invece tace. Sembrerebbe che ai nostri docenti non importi un fico secco del destino dei laureati in scienze dell’educazione.
Eppure il disegno originario prevedeva un educatore “unico” formato dalle faccoltà di medicina, che operasse nel sociale e nel sanitario e ci sono segnali che il mondo della sanità stia operando in questo senso. Che fine faremmo noi non ci è dato sapere.
Quello che è certo è che sparirebbero i corsi di laurea L19 (perchè non avrebbero proprio più senso professionale) e quindi cattedre, milioni di € di rette studentesche, studenti.
Alla luce di quest ultimo elemento proprio non riesco a capire come mai l’Università (conferenza dei presidi, singoli docenti, singoli presidi, ecc) non sia al fianco di laureati e studenti. Va bene (non va bene) che non gliene importa del nostro destino, ma è in gioco anche la loro sopravvivenza come corsi di laurea e cattedre!
Ad ogni modo è accaduta un fatto importante: un rettore, il professor D’Alessandro dell’Università Suor Orsola di Napoli, già preside di scienze della formazione, si è espresso su questo tema, e vi riporto l’intervento. Sarei contento di leggere dei vostri commenti, e un poco di dibattito in merito.
A presto