Da tempo, come Apei abbiamo maturato un senso di sfiducia nei confronti del mondo dell’Università. Le avevamo provate tutte, dalla denuncia di chi si sente derubato di futuro, al tentativo di avviare una collaborazione, dal momento che la prospettiva dell’educatore unico avrebbe danneggiato pesantemente le facoltà di scienze dell’educazione. Abbiamo cercato pure, in sprito di assoluta collaborazione, di spiegare ad alcune università che alcuni loro comportamenti erano profondamente sbagliati, ma senza risultati apprezzabili (vedi ad esempio la lettera a Roma 3 sul master “educatore professionale come educatore socio-sanitario” e la risposta).
Devo dire che da parte dell’Università Suor Orsola Benincasa abbiamo sempre trovato una certa disponibilità. Di fronte ad una protesta degli studenti a settembre – nata, in autonomia da parte di studenti, ma a partire dai nostri spazi su Facebook – il rettore D’Alessandro rilasciò un’intervista sul problema del doppio educatore. Devo dire, l’intervista non mi parve particolarmente significativa sul versante dei contenuti e delle prese di posizione, ma certamente ritenemmo un fatto importante che la avesse rilasciata.
A questa intervista seguì una nostra lettera aperta e poi una serie di incontri, per parlare dei serissimi problemi di pedagogisti ed educatori, stretti da una parte da educatori sanitari e da psicologi scorretti e dall’altra parte da coloro che svolgono la professione senza titolo. Dai diversi incontri, che abbiamo avuto, fin dall’inizio dell’anno, con il Preside D’Alessandro e alcuni referenti dell’Università Suor Orsola abbiamo intrattenuto un dialogo cordiale e rispettoso, ma non mi pareva produttivo di particolari risultati.
Fin qui la storia. E ora la cronaca.
Come i colleghi iscritti al nostro gruppo Facebook dell’Apei Campana sanno, stamattina, insieme ad alcuni colleghi abbiamo incontrato il Preside di Suor Orsola.
Nell’incontro abbiamo individuato tre linee di azione futura (azione comune? Separata e coordinata? Autonoma? Vedremo):
- un livello regionale di pressione (piani di zona, assessorato competente, lo stato della proposta di legge sulla Neuropsichiatria infantile)
- un censimento, sulle strutture sociosanitarie che assumono pedagogisti, che farà l’università
- un livello nazionale – su cui ho chiesto ed ottenuto l’impegno del preside – riguardo la presentazione, della problematica professionale alla conferenza dei presidi.
L’impressione che ho avuto è che il professor Corbi sia consapevole dei problemi e interessato a contribuire ad attivare percorsi di pressione politica in difesa di studenti e laureati.
Il professore – e questo mi è apparso uno splendido segno di attenzione – ha anche demandato ad una propria collaboratrice di studiarsi tutta la complessa problematica normativa sul pedagogista e sull’educatore, e abbiamo a lungo ri – parlato del problema.
Ci aggiorniamo a settembre
Di seguito posto un filmato, un intervento in cui tratteggio il problema doppio educatore e suggerisco il tentativo di condividere un pezzo di percorso, pur nella differenza degli scopi istituzionali.