didattica 2.0, didattica per diversamente abili, plasticità neuronale, touch generation

la Touch Generation: generazione di fenomeni o generazione di deficenti?

Vorrei condividere con voi questo pensiero, pubblicato dal mio amico Roberto Dentice sul suo profilo facebook. Questo affiancamento tra l’evoluzione (quella che dalla teoria evoluzionistica viene considerata) del pollice opponibile con la rivoluzione digitale che ci ha cambiato la vita è affascinante. 
Mi chiedo se sarà vero, però.
Certamente la questione è più complessa. C’è una funzione sul piano dell’istruzione essenziale che non viene valorizzata abbastanza (l’uso delle Lim, ad esempio, l’uso del computer per i ragazzi che hanno bisogni specifici su lettura  e scrittura…).
D’altro canto, però, è vero che il mezzo modifica l’utente e di questo ringraziamo la plasticità neuronale che ci rende meglio adatti all’ambiente.
Ma quale cambiamento, negli stili di apprendimento stanno determinando le nuove tecnologie sui nostri ragazzi? Ad esempio: non c’è un’atrofizzazione di alcune funzioni fondamentali come la memoria o la capacità di astrazione?
Questo mi e vi chiedo.
Gianvincenzo

Ed ecco a voi la riflessione dell’amico Roberto Dentice, che vi propongo di commentare

E’ nata oramai la Touch Generation. Cresce con l’abitudine di usare tutta la tecnologia, non solo i PC o i cellulari, compie gesti su schermi multitouch. Questo, secondo i ricercatori, darà loro un cervello diverso dal nostro.Il cervello ha una sua plasticità neuronale che gli permette di ristrutturare le proprie mappe sensoriali a seconda del modo in cui gli arrivano gli stimoli attraverso i sensi. Se gli stimoli sono complessi più aree neurali funzioneranno simultaneamente, creando nuovi e più complessi intrecci o sinapsi. Del resto è quanto ad esempio avvenuto già per l’Homo Sapiens: l’opponibilità del pollice, schiudendo enormi universi di impiego, ha contribuito decisamente all’evoluzione del cervello rispetto ai suoi predecessori che non avevano tale capacità.
E pensare che in questo la diffusione e l’uso di software libero, con i suoi modelli di condivisione-collaborazione-cooperazione dei saperi, ha non solo favorito ma addirittura accelerato tutto ciò rende la cosa ancora più intrigante e affascinante.
Qualcosa cambia per davvero. Forse è il caso di prenderne consapevolezza.
E pensare che in questo la diffusione e l’uso di software libero, con i suoi modelli di condivisione-collaborazione-cooperazione dei saperi, ha non solo favorito ma addirittura accelerato tutto ciò rende la cosa ancora più intrigante e affascinante. Qualcosa cambia per davvero. Forse è il caso di prenderne consapevolezza.

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