D’altro canto, però, è vero che il mezzo modifica l’utente e di questo ringraziamo la plasticità neuronale che ci rende meglio adatti all’ambiente.
Ma quale cambiamento, negli stili di apprendimento stanno determinando le nuove tecnologie sui nostri ragazzi? Ad esempio: non c’è un’atrofizzazione di alcune funzioni fondamentali come la memoria o la capacità di astrazione?
Gianvincenzo
Ed ecco a voi la riflessione dell’amico Roberto Dentice, che vi propongo di commentare
E’ nata oramai la Touch Generation. Cresce con l’abitudine di usare tutta la tecnologia, non solo i PC o i cellulari, compie gesti su schermi multitouch. Questo, secondo i ricercatori, darà loro un cervello diverso dal nostro.Il cervello ha una sua plasticità neuronale che gli permette di ristrutturare le proprie mappe sensoriali a seconda del modo in cui gli arrivano gli stimoli attraverso i sensi. Se gli stimoli sono complessi più aree neurali funzioneranno simultaneamente, creando nuovi e più complessi intrecci o sinapsi. Del resto è quanto ad esempio avvenuto già per l’Homo Sapiens: l’opponibilità del pollice, schiudendo enormi universi di impiego, ha contribuito decisamente all’evoluzione del cervello rispetto ai suoi predecessori che non avevano tale capacità.
E pensare che in questo la diffusione e l’uso di software libero, con i suoi modelli di condivisione-collaborazione-cooperazione dei saperi, ha non solo favorito ma addirittura accelerato tutto ciò rende la cosa ancora più intrigante e affascinante.
Qualcosa cambia per davvero. Forse è il caso di prenderne consapevolezza.E pensare che in questo la diffusione e l’uso di software libero, con i suoi modelli di condivisione-collaborazione-cooperazione dei saperi, ha non solo favorito ma addirittura accelerato tutto ciò rende la cosa ancora più intrigante e affascinante. Qualcosa cambia per davvero. Forse è il caso di prenderne consapevolezza.