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Orientamento professionale per i multipotenziale, qualche spunto di riflessione

Alcune persone hanno la caratteristica di spaziare nella propria esistenza tra interessi e capacità molto differenti tra loro, ed hanno l’esigenza di dedicarvisi in modalità diverse. Tra questi, alcuni lo fanno in maniera sequenziale (ad esempio c’è chi si dedica ad un progetto per anni e poi ad un certo punto sente il bisogno di cambiare radicalmente obiettivo e si dedica per altri anni ad un’altra). Altri lo fanno in parallelo, portando avanti attività radicalmente diverse in maniera costante lungo tutto l’arco della propria esistenza, e periodicamente cambiando la distribuzione delle energie nel corso della vita, scegliendo di investire maggiormente oggi su quanto in passato era rimasto in ombra, e viceversa.

Si tratta dei multipotenziali. A differenza degli specialisti, i multipotenziali non hanno una sola vera vocazione, ma possono eccellere in molti campi. Si tratta di una caratteristica di personalità che viene studiata dagli anni ’70 a partire dagli studi sull’orientamento scolastico, e che è diventata molto famosa di recente, con un diffusissimo intervento di Emilie Wapnick al TED Talk e ai suoi libri (il video del Ted è quello che vedi qui sotto).

Accompagnare i multipotenziale è una sfida della pedagogia dell’orientamento da decenni. Fin dagli anni ’70, in uscita dalla scuola superiore si poneva il problema di suggerire una strada a coloro – per esempio – che presentavano alti punteggi sia nelle scienze ingegneristiche che nelle scienze letterarie che negli ambiti pedagogico o psicologico o in ambiti maggiormente tecnico – operativi.

In questo articolo, però, non voglio riferirmi agli adolescenti che si affacciano all’età adulta, ma agli adulti che si affacciano alla consulenza orientativa o alla consulenza di carriera, nell’ambito di un servizio pubblico o privato di orientamento professionale.

Come deve comportarsi di fronte a costoro l’orientatore? Quali proposte dovrebbero fondare la sua attività?

Certo, l’attività dell’orientatore con dei multipotenziale è la medesima che con chiunque altro; si tratta di definire obiettivi professionali, realizzare un bilancio delle competenze, progettare i passi necessari per raggiungere gli obiettivi che la persona si è data. C’è qualcosa prima di questi passaggi. In questo articolo voglio in particolare provare ad offrire alcuni elementi che a mio avviso costituiscono elementi fondamentali dell’attività di orientamento rivolta a persone adulte multipotenziali, concentrandomi su ciò che si colloca a monte del progetto orientativo. Mi pongo, per così dire, alle premesse dell’orientamento con un multi potenziale. Se non ci sono le premesse, il cliente o l’utente (meglio ancora: il binomio professionista – cliente/utente) difficilmente può arrivare a definire un progetto in termini di fini, obiettivi, strategie e metodi per concretizzare un progetto professionale.

Vi racconto le premesse con tre verbi chiave (tre fasi, forse?) che mi paiono essenziali prima di cominciare il lavoro orientativo con i multipotenziale adulti.

Il primo verbo che definisce le premesse del lavoro orientativo con i multipotenziale è riconoscere. I multipotenziali non girano con un cartello con una freccia “multipotenziale” sulla testa, e perlopiù non hanno consapevolezza di esserlo. Nel momento in cui si approccia ad un colloquio orientativo o ad una consulenza di carriera un multipotenziale è un disoccupato o un lavoratore in cerca di nuove opportunità come tutti gli altri. Spetta al consulente fare emergere i tratti della personalità, gli interessi, le competenze che caratterizzano il suo modo di essere multipotenziale. Una volta riconosciuti tali elementi, l’operatore prova a chiedere chiarimenti e ad approfondire, in modo da guidare (se è quello il caso) la persona a definirsi multipotenziale. Riconoscere la persona multipotenziale da parte dell’operatore è importante, ma è ancora più importante riconoscersi multipotenziale da parte della persona che è in orientamento.

Una volta che si è giunti a questo doppio riconoscimento (da parte dell’operatore e da parte della persona in orientamento) diventa centrale il secondo verbo, Il secondo verbo – la seconda fase – è rassicurare. Riconoscersi multipotenziali è il primo passo, ma non basta riconoscersi. La pressione alla specializzazione che ci arriva dalla società porta molti multipotenziale a viversi come persone che hanno qualcosa che non va. Se dopo aver trovato il posto fisso continui a cercare cose nuove, o se non ti basta il tempo lavoro ma hai bisogno di dedicarti ad altro, profondendo energie che semmai non producono vil pecunio, se hai bisogno costantemente di stare fuori zona di confort – ci dice la società – deve esserci qualcosa che non va. I multipotenziale questa visione di se stessi la hanno assorbita fino al midollo, ma se non si supera questo senso di colpa non si arriverà mai a definire un obiettivo professionale, a completare un bilancio delle competenze o a definire un progetto professionale. In questa fase il compito dell’operatore è rassicurare la persona in orientamento: mostrargli le sue caratteristiche di personalità sono più diffuse di quanto possa pensare, e che molte persone multipotenziali sono in grado di vivere soddisfacenti vite lavorative. Sentirsi rassicurati non basta, però, e anche la liberazione dal senso di colpa e dalla percezione di inadeguatezza che spesso si riscontrano nelle persone con caratteristiche multipotenziale non basta. Bisogna compiere un terzo passo.

Il terzo passo è comprendere. Ok, hai capito di essere multipotenzial e hai capito che non c’è niente di male. Una volta rassicurate le persone, queste però vanno aiutate a capire che “multipotenziale” non è un superpotere in se’. Non sei “di più” perchè sei multipotenziale. Sei solo fatto in un determinato modo. Multipotenziale è una caratteristica che comporta dei rischi e delle opportunità: può costituire un difetto o un pregio a seconda di come questa caratteristica di personalità viene giocata e a seconda del contesto in cui ci si viene a trovare. In altre parole: se è vero (e legittimo) sentirsi multipotenziale e cercare un posto nel mondo per chi si sente tale, è essenziale anche farsi una rappresentazione mentale di cosa essere multipotenziale comporta rispetto al percorso di vita e di carriera cui aspira la specifica persona che si ha davanti.

Ad esempio: molte persone vivono male il fatto che la multipotenzialità comporti un certo grado di dispersione, ma la dispersione è un punto di forza o di debolezza a seconda del contesto in cui viene ad essere collocata, Ed in ogni caso è un fatto, fa parte del tuo modo di essere. Come vuoi fare per non negare quello che sei – dispersione compresa – usando la dispersione in un contesto o un ambito in cui diventa non troppo dannosa o persino funzionale?

Coloro che si occupano di orientamento si saranno già accorti che questo terzo verbo, “comprendere”, è giusto un attimo prima del bilancio delle competenze e del percorso orientativo vero e proprio. E’ qui che comincia il lavoro vero e proprio dell’orientatore.

Non mi resta che augurare buon lavoro.

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