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Bambini e ragazzi con disabilità a scuola, cosa dicono i dati Istat

Istat rileva i dati sulla condizione degli alunni della primaria e della secondaria di primo grado fin dall’anno scolastico 2008/2009. Più di recente, dall’anno scolastico 2017/2018 (è il rapporto dello scorso mese di gennaio), questa rilevazione è stata allargata per alcuni aspetti agli altri gradi di istruzione.

Una recente pubblicazione della Fondazione Open Polis e della Fondazione Con i bambini raccolto in una pubblicazione dei dati Istat relativi alla presenza dei bambini e dei ragazzi con disabilità a scuola.

Circa la metà di bambini e ragazzi con disabilità che hanno fatto richiesta di insegnante di sostegno presentano una disabilità intellettiva e una metà di essi presenta più di una disabilità. Le disabilità sensoriali coprono complessivamente un decimo delle disabilità totali, e altrettanti (circa l’11%) sono i bambini e ragazzi con disabilità motoria.

Se si guarda il dato percentuale in serie storica si evidenzia che la percentuale di alunni con disabilità è cresciuta in maniera importante nel periodo 1989 – 2018. Nel 1989 presentavano una disabilità con richiesta di insegnante incaricato su sostegno l’1,70% degli alunni della scuola elementare e più o meno altrettanti (1,90%) erano gli alunni che avevano chiesto il sostegno scolastico tra i ragazzi della scuola media. Nel periodo indicato il numero di alunni e ragazzi con disabilità è raddoppiato sia per la primaria che per la secondaria di primo grado, ma la forbice tra i due ordini di scuole si è andata ampliando. Nel 2017/2018 gli studenti con disabilità alla primaria erano il 3,40% e quelli della secondaria di primo grado il 4,10 % degli alunni.

In generale si riscontra inoltre un aumento dell’utilizzo della normativa sui bisogni educativi speciali in tutto il Paese,. Ad esempio, negli ultimi due anni antecedenti l’anno scolastico 2019/2020 il numero di alunni per i quali si è ritenuto di predisporre dei piani Bes è aumentato dal 25 al 32% rispetto ai due anni precedenti.

Un aspetto particolarmente interessante riguarda la presenza del personale dei servizi di assistenza all’autonomia e alla comunicazione. Mentre per quanto riguarda il numero di insegnanti incaricati su sostegno “il rapporto di 2 alunni per insegnante viene rispettato in quasi tutte le regioni italiane”, il rapporto operatori su studenti riferisce di una grande difformità territoriale per quanto riguarda i servizi di assistenza all’autonomia e alla comunicazione.

Le regioni che presentano un rapporto più sfavorevole sono (nell’ordine) il Molise, la Campania e la provincia autonoma di Bolzano (dove però il numero di insegnanti di sostegno è molto più alto del resto d’Italia). Accade quindi che in Molise sia presente un operatore dei servizi di assistenza all’autonomia e alla comunicazione ogni 21 studenti, mentre nelle Marche un operatore ogni 3,30 studenti. Va segnalato però che non si possa parlare di una dicotomia Nord/sud perché – se si esclude la provincia di Bolzano, che sembra richiamare un diverso modello organizzativo – il terzo peggiore rapporto è in Veneto e il quarto in Liguria. Le regioni in cui il rapporto operatori dei servizi di assistenza all’autonomia e alla comunicazione su numero di studenti con disabilità è più favorevole sono invece (nell’ordine) Marche, Lombardia e provincia autonomia di Trento.

Un ulteriore aspetto che merita menzione è relativo al fatto che “nonostante le due figure professionali abbiano ruoli distinti, si nota una certa complementarità tra la presenza di insegnanti di sostegno e gli assistenti. La presenza di insegnanti di sostegno è relativamente più diffusa nelle regioni del sud (ad esempio in Molise, 1 ogni 1,1 alunni)”, a compensare la scarsa presenza di operatori dei servizi di assistenza all’autonomia e alla comunicazione.

I dati Istat inoltre evidenziano come tra il personale dei servizi di assistenza all’autonomia e alla comunicazione sia scarsamente conosciuta la lingua italiana dei segni, che è appannaggio di una sparuta minoranza di operatori che si attesta intorno al 5%[4].

Ancora in tema di formazione, Istat rilveva come sia tra gli insegnanti che operano su posto di sostegno “risulta ancora poco diffusa la formazione in tecnologie educative specifiche per gli alunni con disabilità, sebbene sia fondamentale per l’utilizzo corretto della strumentazione a supporto della didattica, sia in presenza sia a distanza”. In una scuola su 10 nessun insegnante per il sostegno ha frequentato un corso specifico per l’utilizzo appropriato di tali tecnologie; nel 61% delle scuole soltanto alcuni docenti hanno frequentato corsi, mentre nei restanti casi (28%) tutti gli insegnanti hanno frequentato almeno un corso. 

Per quanto riguarda le barriere architettoniche il medesimo studio riporta come appena un terzo delle scuole non presenta barriere architettoniche. Anche in questo caso la media nazionale è molto poco indicativa, dal momento che le differenze territoriali sono molto pronunciate. In Valle d’Aosta, ad esempio, sono due terzi le scuole prive di barriere fisiche, mentre in Campania – fanalino di coda – le scuole prive di barriere fisiche sono appena uno su cinque.

Per quanto concerne l’accessibilità sensoriale, “in Italia appena il 2% delle scuole dispone di tutti gli ausili senso-percettivi destinati a favorire l’orientamento all’interno del plesso e solo il 18% delle scuole dispone di almeno un ausilio”. L’Istat sottolinea che “anche in questo caso sul territorio si delinea un chiaro gradiente Nord-Sud: la quota diminuisce progressivamente, passando dal 22% delle regioni del Nord al 14% di quelle del Mezzogiorno”.

In proposito si rileva come Istat definisca accessibili dal punto di vista fisico-strutturale solo le scuole che possiedono tutte le caratteristiche a norma (ascensori, bagni, porte, scale) e che dispongono, nel caso sia necessario, di rampe esterne e/o servoscala. Per quanto concerne l’accessibilità sensoriale e percettiva vengono considerate accessibili solo le scuole che dichiarano di possedere almeno un facilitatore sensoriale tra i seguenti: segnali acustici per non vedenti; segnalazioni visive per sordi/non udenti; mappe a rilievo e percorsi tattili.

Per quanto un terzo di scuole pienamente accessibili per assenza di barriere architettoniche sembri un dato sconfortante, va evidenziato che negli ultimi anni questa percentuale è aumentata in maniera importante. Nell’anno scolastico 2013/14 le scuole primarie e secondarie di primo grado pienamente accessibili -secondo la definizione prima riportata di accessibilità fisica – erano complessivamente meno del 14% del totale. Dall’anno scolastico 2013/2014 all’anno scolastico 2017 /2018 c’è stato un incremento di quasi 20 punti percentuali, il che sembra raccontare di un processo di adeguamento dell’edilizia scolastica che solo di recente si è attivato e che al contempo sta producendo velocemente effetti significativi. Gli aumenti più consistenti si sono registrati in Valle d’Aosta (+43,2 punti), nella provincia autonoma di Trento (+25,3) e in Emilia-Romagna (+24,3).

Tra le scuole che dispongono di postazioni informatiche, la collocazione in classe è ancora poco diffusa e quattro scuole su 10 prevedono postazioni informatiche in classe, mentre il 58% dei plessi scolastici dispone, infatti, di questa strumentazione in ambienti esterni alla classe (aule specifiche per il sostegno o laboratori informatici dedicati). Tale dato denuncia una scarsa possibilità di utilizzo nella didattica in classe della dotazione software e hardware che molto può fare nella definizione di percorsi realmente inclusivi.


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